Resoconto della Conviviale in Interclub del 6 febbraio 2024
E’ stata una conviviale molto partecipata quella dello scorso martedì, organizzata dal nostro Rotary
in Interclub con RC Modena L.A. Muratori, RC Castelvetro Terra dei Rangoni, RC Carpi e RC Vignola
Castelfranco Emilia Bazzano. Protagonista della serata, che ha attirato 120 tra soci e invitati – fra cui anche una delegazione del Club 41 -Gian Stefano Spoto, giornalista di respiro internazionale e autore del libro “Deserto Bianco”, oggetto della presentazione. Come ci ha illustrato il nostro socio Carlo Bertoli, a cui si deve il coinvolgimento del nostro graditissimo ospite, Gian Stefano Spoto è modenese di origine e giornalista dal 1978; per trent’anni in Rai, dove ha ricoperto molteplici ruoli – da capo della cronaca del Tg2 alla vicedirezione di Raidue fino alla vicedirezione di Rai International – pochi giorni dopo lo scoppio della guerra di Gaza del 2014 parte per Gerusalemme come corrispondente e capo della sede Rai: da questa esperienza ha tratto “Mediorientati” e “Deserto Bianco”.
Ci sono tanti modi di vedere una guerra, ci ha spiegato Gian Stefano Spoto intervistato dal nostro Prefetto Francesca Abbati Marescotti, e “Deserto bianco” è un intreccio di storie che ha scoperto
mentre girava centinaia di servizi dal Medioriente durante e dopo la guerra di Gaza. Il titolo si ispira alla neve che, qualche mese dopo lo scoppio del conflitto nell’agosto 2014, cadde su Israele e sulla Striscia, provocando la felicità dei bambini che non l’avevano mai vista, ma causando anche diverse morti per congelamento a neonati che vivevano in zone non più servite da centrali elettriche distrutte durante il conflitto.
Moltissime le vicende umane narrate da Spoto, e tutte a loro modo intense: quelle dolorose, quelle lievi, quelle tristi, quelle curiose, quelle drammatiche. E tutte, sta qui il punto fondamentale, accomunate da uno stesso destino, anziché essere contrapposte come si potrebbe pensare: c’è “una solidarietà virtuale – scrive Spoto – fra gente che appartiene a blocchi contrapposti, ma che è accomunata da drammi simili, di là e di qua dei muri.”
È così per due psicologi, Yudith che vive vicino a Gaza e Rasha Mahud che invece vive aldilà del blocco in territorio israeliano, entrambi prima colpiti dagli effetti della guerra (Rasha in particolare ha visto la sua famiglia morire sotto i missili) e poi impegnati a sostenere psicologicamente la popolazione vittima del conflitto.
Particolare effetto ha poi suscitato il racconto, accompagnato dalla proiezione di un count-down, del popolo dei 15 secondi: “Chi abita nel Negev ha il timore dei missili nel DNA, e quello non conosce tregue”. Gli abitanti di Sderot, per esempio, “fanno parte del popolo dei quindici secondi, quelli che hanno a disposizione per mettersi in salvo da un razzo.” La stessa cosa vale per tanti altri piccoli villaggi intorno alla Striscia: “Il popolo dei quindici, dei trenta secondi esce di casa solo raramente.
La sirena dell’allarme è un’angosciosa incognita di salvezza”. Sono territori disseminati di rifugi, ma a volte il tempo non è sufficiente per raggiungerli, come ci ha raccontato Spoto.
E poi la storia di una madre, in un kibbutz di confine, che da quaranta giorni non si muove da una chaise-longue posta davanti ad un grande televisore, sempre acceso sulla cronaca della guerra.
Aspetta notizie del figlio impegnato al fronte, e non chiude mai la porta perché ha paura di sentire i soldati bussare per darle notizie che non vuole ricevere. E rappresenta tutte le madri con figli in guerra, israeliane e palestinesi.
Al termine della cena tante le domande poste al relatore, sia sulle complesse dinamiche internazionali che animano questo conflitto di cui non si vede la fine, sia sulle diverse culture e religioni che, al di fuori della Striscia di Gaza, convivono spesso pacificamente tanto in Medio Oriente quanto nel resto del mondo. Ha concluso la serata un lungo momento di firmacopie.
Francesca Abbati Marescotti