Come è nato il Rotary International

Il Rotary nacque la sera del 23 febbraio 1905, quando Paul Harris, allora giovane avvocato di Chicago, si incontrò con tre amici per discutere un’idea che da tempo lo assillava: dar vita ad un club di persone di differenti professioni, organizzando incontri regolari all’insegna dell’amicizia, per trascorrere un po’ di tempo in compagnia e allargare le conoscenze professionali.

Quella sera, assieme a Paul Harris, ritratto qui sulla destra, c’erano Silvestre Schiele, commerciante di carbone, Gustavus Loehr, ingegnere minerario e Hiram Shorey, sarto. Si riunirono presso l’ufficio di Loehr, in Derarborn Street 127, in un edificio, l’Unity Building, che esiste ancor oggi a Chicago. 
Da quella riunione cominciò a realizzarsi l’idea di un club maschile dove ogni socio rappresentava la propria professione. Le riunioni si svolgevano settimanalmente, a turno presso l’ufficio o a casa dei vari soci. Era, questo, un sistema di rotazione che aveva lo scopo di far conoscere a ogni socio l’attività degli altri e che portò poi Harris a chiamare il suo sodalizio: Rotary.

I quattro soci fondatori erano di diversa nazionalità di origine (americana, tedesca, svedese e irlandese) ed appartenevano anche a fedi religiose diverse (protestante, cattolica ed ebraica). Erano un prodotto di quel grande crogiolo che era ed è l’America e, sotto questo aspetto, erano i progenitori più adatti a dar vita a quel grande movimento internazionale che sarebbe poi diventato il Rotary International.

Dopo l’ammissione di un quinto socio, il tipografo Harry Ruggles, il gruppo prese ufficialmente il nome di Rotary Club di Chicago. Il primo registro, che risale al 1905, riporta un elenco di trenta soci, con Silvester Schiele come Presidente; Will Jensen, agente immobiliare, segretario; Ruggles tesoriere e il dottor Will R. Neff, dentista, “incaricato dell’ospitalità”. Paul Harris non volle assumere alcuna carica nel nuovo club e non ne divenne presidente se non due anni più tardi. Ruggles fu il primo ad avere l’idea di un coro, e ancora adesso la tradizione di cantare insieme è viva in molti club.

La notizia della nuova organizzazione si diffuse rapidamente e ben presto i soci divennero così numerosi da rendere poco pratiche le riunioni negli uffici dei soci. Nacque così l’usanza di tenere le riunioni settimanali presso ristoranti o alberghi. Paul Harris non fu mai dell’idea che il club di Chicago dovesse esistere unicamente allo scopo di favorire gli affari dei soci che ne facevano parte. Egli credeva con tutto se stesso nei valori dell’amicizia e fin dall’inizio sperò che in ambito civico il club avrebbe intrapreso delle iniziative di più ampio respiro. Nel 1907, due anni dopo la fondazione del club, fu varato il primo progetto in favore della collettività: la costruzione, nei pressi del municipio, di toilettes pubbliche: la prima infrastruttura del genere creata a Chicago.
Tre anni dopo la fondazione del club di Chicago fu creato un secondo club a San Francisco, e l’anno seguente si aggiunsero all’elenco altri tre club. Nel 1910, sparsi in tutti gli Stati Uniti, c’erano 16 club con oltre 1500 soci.

In quell’anno si tenne a Chicago il primo congresso e i 16 club si riunirono sotto la denominazione di Associazione Nazionale dei Rotary club. Paul Harris ne venne eletto presidente, mentre Chesley R. Perry, entrato a far parte del club di Chicago nel 1908, fu nominato segretario: carica che conservò fino a quando, nel 1942, andò in pensione; Rufus Chapin fu nominato tesoriere e mantenne l’incarico fino alla sua scomparsa, avvenuta nel 1945.

L’ideale del servire cominciò a prendere forma durante questi primi anni, in particolare da quando Arthur Frederick Sheldon divenne socio del club di Chicago. Egli era fermamente convinto che ogni professione dovesse essere considerata come un mezzo per servire la società, e al primo congresso del Rotary, svoltosi nel 1910, propose il motto “He profit Most Who Serves His Fellows Best” (Profitta di più chi sa rendere agli altri un servizio migliore). L’anno successivo, un altro dei primi eminenti soci del Rotary, Benjamin Franklin Collins, parlò ancora dell’importanza del servire e lanciò l’idea di organizzare i club sulla base del principio “Service, Not Self” (Servizio, non profitto personale). Le due frasi modificate in “He Profits Most Who Serves Best” (Chi serve meglio profitta di più) e “Service Above Self” (Servire al di sopra di ogni interesse personale), furono prontamente accettati da tutti i rotariani e divennero i motti di cui, non senza orgoglio, fregiarono i loro distintivi. Ma dovevano trascorrere 40 anni perché essi fossero adottati ufficialmente dal Rotary International in occasione del congresso di Detroit del 1950.

I primi tentativi di Paul Harris di costituire un club fuori dai confini degli Stati Uniti furono coronati dalla fondazione di quello di Winnipeg, in Canada, avvenuta nel 1911 dopo una lunga serie di approcci negativi. Fu così che il Rotary divenne internazionale.

Arch Klumph, sesto presidente del R.I., fu l’ideatore, nel 1917, della Fondazione Rotary. Nello stesso anno era anche iniziata la pubblicazione di The National Rotarian, il precursore della rivista The Rotarian, nota anche come organo ufficiale del Rotary International. Più tardi, quello stesso anno, Paul Harris si mise in contatto con il bostoniano Harvey Wheeler, proprietario di un cotonificio in Inghilterra, allo scopo di costituire un club a Londra. Poco dopo, lo stesso Wheeler, con Arthur Frederick Sheldon e E. Sayer Smith, fondò i club di Londra e di Manchester.
Nel medesimo tempo Paul Harris apprese con grande meraviglia che in Irlanda, e precisamente a Dublino, esisteva gia’ un “Rotary” club, la cui sotituzione risaliva al marzo 1911. Il mistero venne chiarito non appena si seppe che Stuart Morrow, un ex rotariano di san Francisco, si era trasferito in Irlanda e aveva organizzato un club a Dublino e uno a Belfast. Paul Harris chiese a Morrow di proseguire nell’opera già intrapresa, e in breve tempo vennero fondati in Scozia i club di Glasgow e di Edimburgo, ed altri in varie località dell’Inghilterra.

Una volta varcato l’Atlantico, il Rotary si diffuse rapidamente e, al congresso di Duluth del 1912, la sua denominazione venne cambiata in Associazione Internazionale dei Rotary Club, a sua volta abbreviata, nel 1922, in Rotary International. Il primo presidente non statunitense, il canadese E. Leslie Pidgeon, fu eletto nel 1917 al congresso di Atlanta. Il primo Rotary Club che venne costituito in un paese non di lingua inglese fu, nel 1916, quello cubano dell’Avana, disciolto poi nel 1979. Il Rotary incominciava quindi a oltrepassare non solo i confini nazionali, ma anche le barriere linguistiche, senza tuttavia acquisire una dimensione veramente mondiale sino agli anni venti, allorché si diffuse per tutta l’Europa continentale e raggiunse l’America meridionale e centrale, l’Africa, l’Australia e l’Asia.

Tale diffusione, attestata dalla universalità del sodalizio, ha provato e prova che i principi su cui esso si basa hanno ancora una vitalità così intensa ed esercitano un richiamo così forte da superare ogni differenza di razza, religione, lingua e nazionalità. Gli anni venti furono costruttivi, brillanti, ricchi di sfide: il 1926 in particolare fu l’anno memorabile in cui il Rotary Club di Londra diede uno dei maggiori contributi al movimento rotariano. Nel corso di una passeggiata domenicale fra le colline del Surrey, due dei suoi membri misero a punto quello che fu chiamato il progetto “Scopi e obiettivi”. Avevano pensato cioè di incanalare le attività di servizio secondo quattro precisi indirizzi: l’azione interna, l’azione di interesse pubblico, l’azione professionale e l’azione internazionale. I due rotariani erano Sydney W. Pascall, che nel 1931-32 doveva essere nominato presidente del Rotary International, e Vivian Carter, che a quell’epoca era segretario generale del R.I.B.I., l’associazione dei Rotary Club in Inghilterra e Irlanda.

La nuova idea venne ampiamente discussa e presentata nel 1927 al congresso del R.I. di Ostenda, dove fu accettata. Di conseguenza i quattro indirizzi (più tardi chiamati “vie” d’azione), divennero parte integrante degli scopi del Rotary International e sono tuttora operanti dovunque funzioni un Rotary Club.

Il Rotary International è stato l’antesignano di altre grandi associazioni di servizio, come il Kiwanis International, costituito nel 1917 e l’Optimist International (1919). Analogamente, sul modello rotariano si vennero a creare organizzazioni femminili di servizio quali lo Zonta International, fondato nel 1919.

Il Rotary ha anche preparato il terreno a numerose importanti organizzazioni di statura mondiale, tra cui la International Society for Crippled Children, fondata nel 1922, attualmente ribattezzata con il nome di Rehabilitation International, e l’Unesco (United Nations Educational, Scientific and Cultural Organization), le cui basi furono poste nel corso di un convegno rotariano svoltosi a Londra nel 1942 con lo scopo di esaminare la costituzione di un vasto sistema di scambi culturali fra nazioni.

Le statistiche sull’espansione del Rotary nel mondo sono imponenti, ma le realizzazioni rotariane che ogni anno si compiono attraverso le quattro vie d’azione non possono essere descritte solo con le cifre. L’amicizia, il miglioramento nell’esercizio degli affari e delle professioni, la gioia recata ai meno privilegiati e agli handicappati, il lavoro svolto con i giovani per aiutarli a sviluppare i principi della leadership, l’incessante fluire di iniziative in favore della collettività, le migliaia di borse di studio e di scambi culturali, gli innumerevoli altri progetti varati dal club, comprese le attività internazionali della Fondazione Rotary, sono tutti elementi da tenere presenti nel considerare i progressi compiuti attraversi il programma del Rotary presentato in questo sito e negli altri siti rotariani; e questo proprio a causa della peculiarità del Rotary, che può essere paragonato ad un mosaico, composto da innumerevoli tessere di grandezza diversa e differenti per forma e colore.

Nella sua autobiografia My Road to Rotary (la mia via verso il Rotary), Paul Harris paragona la potenza del Rotary al corso di un fiume maestoso: “Il grande fiume è la somma totale dei contributi di centinaia, forse anche di migliaia di piccoli ruscelli che vi affluiscono dalle colline e dai monti, mormorando dolcemente, impazienti di tuffarsi nella sua corrente. A questo si può paragonare l’espansione del Rotary. Esso è diventato grande per la dedizione e il contributo di migliaia di rotariani di tanti Paesi”.

Ci sono nel mondo più di 1.208.000 rotariani che danno vita a circa 32.554 Club divisi in 530 Distretti presenti in più di 168 Paesi. I suo prestigio, la sua tradizione e il carisma degli uomini che lo compongono e lo guidano ne fanno l’unica associazione non governativa che ha un suo rappresentante al Consiglio delle Nazioni Unite. E tutto nacque in una riunione di quattro amici circa un secolo fa.

“L’amicizia è stata la roccia sulla quale è stato costruito il Rotary, la tolleranza è ciò che lo tiene unito”.

Paul P. Harris